La lotta al sommerso non esiste: perché fa comodo. Una parte riemerge e produce Pis, Prodotto interno sporco. Attraverso sovrafatturazioni, riciclaggio, compravendita di immobili, auto e orologi di lusso. Il denaro della ‘ndrangheta non dorme mai, passa dalle mani dei narcotrafficanti alle casse di bar e ristoranti, perfette lavatrici che producono “invasione fiscale” e fanno gola alle cosche, soprattutto adesso che molti rischiano di chiudere a causa del Covid. Senza l’economia parallela che viaggia sottotraccia da Nord a Sud e che tutti pratichiamo – anche senza accorgercene – in Italia la crisi economica che i Paesi occidentali stanno attraversando a causa del virus farebbe molti più danni al tessuto sociale di quanto non stia già accadendo. Perché per ogni fabbrica che chiude e delocalizza, lasciando a spasso operai e maestranze, ogni giorno ci sono decine di esercizi commerciali che riaprono. Non certo per i prestiti delle banche o per l’elemosina del governo, ma solo grazie all’enorme quantità di contante “emerso” fornito dalle organizzazioni criminali. Lo Stato? Ci guadagna sempre, dato che il Prodotto interno sporco serve a tenere sotto controllo intere zone del Paese.
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Dalla prefazione di Andrea Giovanardi, Ordinario di Diritto tributario nell’Università degli Studi di Trento:
È questo, a voler guardare le cose senza pregiudizi, il vero problema: fino a quando l’elevatezza delle aliquote, a loro volta conseguenza di uno Stato che non riesce a ridurre e a rendere più efficiente la sua presenza nella società, non consente a molte attività di restare sul mercato, il «nero» non di provenienza criminale va combattuto, ma fino ad un certo punto, con moderazione e raziocinio. Ma non solo questo, che già di per sé è moltissimo, si può trovare nel pamphlet di Manti.
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L’AUTORE
Felice Manti, nato a Reggio Calabria ne 1973, dopo cinque anni di gavetta con Telereggio e Le Calabrie arriva a Milano dove collabora con Il Giornale, Libero e Il Foglio con articoli e inchieste di cronaca, politica ed economia. Oggi è caporedattore centrale al Giornale. Nel 2008, ha pubblicato, insieme a Edoardo Montolli, Il grande abbaglio – controinchiesta sulla strage di Erba, rieditato in versione aggiornata nel 2019 da Algama. Con il libro inchiesta sulla ‘ndrangheta Oh mia bella Madundrina nel 2011 ha vinto il premio Livatino.